sabato 5 maggio 2018

Sanitá: Urgenze da ‘lista nera’

È «scandaloso» che in un Paese ricco come la Svizzera una persona muoia anche perché la sua cassa malati le nega il rimborso dei farmaci di cui ha bisogno per sopravvivere, ha affermato in occasione del primo maggio a Locarno la consigliera nazionale M. Carobbio (Ps).
La morte di un paziente ‘moroso’ al quale la Ökk non rimborsava la terapia rilancia la questione. 
Un uomo sulla cinquantina, malato di Aids, è morto alla fine dello scorso anno all’ospedale di Coira. Non aveva pagato tutti i premi dovuti alla sua cassa malati, la Ökk, per cui il cantone lo aveva messo su una ‘lista nera’ dei ‘morosi’. In casi come questi, gli assicuratori coprono soltanto le prestazioni mediche urgenti. L’uomo ha tentato due volte – la seconda quando la malattia era già conclamata – di farsi rimborsare la terapia. La Ökk si è sempre rifiutata di farlo. 
Quello rivelato dai giornali non è un caso isolato in quei cantoni (9, tra cui il Ticino) che negli ultimi anni hanno adottato le ‘liste nere’. Alcuni di questi (Soletta, Sciaffusa, Grigioni) stanno pensando di revocarle, visto che il desiderato effetto dissuasivo nei confronti di chi non paga i premi non si è prodotto. Interpellato dall’emissione  Srf, il ministro della Sanità Alain Berset ha dichiarato che quest’ultimo caso mostra «in circostanze abbastanza brutali che le liste nere non funzionano».
Per il dottor Lepori parliamo di «artifici tecnici». Che possono magari essere di una qualche utilità (anche perché «quale sarebbe l’alternativa?»), ma che certo non risolvono il problema di fondo. Ovvero il fatto che «c’è chi non ce la fa a pagare i premi di cassa malati, mentre una piccola parte di assicurati che li potrebbe pagare non lo fa». Senza dimenticare che «un terzo della popolazione li paga solo perché lo Stato interviene» attraverso i sussidi, osserva il presidente della Commissione di etica clinica dell’Ente ospedaliero cantonale e già direttore del servizio di Emergenza e Pronto soccorso all’Ospedale San Giovanni di Bellinzona.
Le cure urgenti vanno rimborsate in ogni caso, anche agli assicurati ‘morosi’.
Ma come si definisce l’urgenza? In Ticino si è data una risposta «pragmatica», spiega Lepori.
«Già nel 2015 é stata proposta una definizione di ‘urgenza’ – pericolo di vita o di un danno irreversibile a uno o più organi – condivisa con la stragrande maggioranza degli assicuratori ed estesa alla psichiatria». Anche grazie a questa, i casi di persone alle quali è stata rifiutata una prestazione in Pronto soccorso o un rimborso da parte della cassa malati sono «rarissimi». 
In Ticino dunque «il problema quasi non si pone» sul piano della medicina d’urgenza («ma non ho nessuna idea di cosa succeda a livello di medici di famiglia», puntualizza Lepori). 
Dal profilo etico, invece, la questione resta aperta. E va al di là del fatto che singole casse («che sono società assicurative private») rifiutino di rimborsare farmaci o prestazioni ai ‘morosi’. 
«Il nostro sistema assicurativo – osserva Lepori – a un certo punto esclude l’accesso alle cure che dovrebbe garantire a tutti.
È etico che in Ticino vi siano oltre 3mila persone che potenzialmente non sono in grado di farsi curare?». 
Il problema di fondo, insomma, è sempre quello: l’onere che rappresentano oggi i premi di cassa malati per un numero crescente di persone.

E da noi in Italia?
Nell’ultimo anno 12,2 milioni di italiani hanno rinunciato o rinviato prestazioni sanitarie (1,2 milioni in più rispetto all’anno precedente). 
Di questi  2/3 sono affetti da malattie croniche, a basso reddito, le donne e i non autosufficienti. Non solo: 7,8 milioni di italiani hanno dovuto utilizzare per le spese sanitarie tutti i propri risparmi o indebitarsi con parenti, amici o presso banche e istituti di credito vari. 
E la spesa di tasca propria per la sanità è salita a 35,2 miliardi di euro 


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