giovedì 10 maggio 2018

È svizzera l'azienda dei sogni. Taranto quella degli orrori.

A pochi chilometri dal confine con l'Italia, a Mendrisio, nel Canton Ticino, sorge Sintetica, azienda farmaceutica.
Nello stabilimento lavorano 130 persone. Il fatturato è in forte crescita. Ciò che sorprende è la politica aziendale: i dipendenti, il 50% dei quali sono pendolari italiani, dispongono di una lunga serie di benefit: incentivi in busta paga per chi si reca al lavoro in treno o con il car pooling; asilo nido parzialmente pagato dall'azienda; palestra gratuita; possibilità di fare la spesa in orario di lavoro. E per chi si sente stressato c'è un calcio balilla. Si può lavorare da casa e se i figli si ammalano, non c'è bisogno di esibire il certificato medico per un massimo di tre giorni al mese. E allo studio, per il 2018, c'è l'istituzione del maggiordomo aziendale che sbriga le pratiche burocratiche dei dipendenti.

A 300 km dall´Albania a Taranto c´era un Call Center, con 12 centralinisti che venivano pagati per un’ora al telefono, 33 centesimi all´ora. Un mese 92 euro. Il «premio» — come racconta una lavoratrice che ha visto materializzarsi dopo 53 giorni una (finta) busta paga — era di 200 euro. Quattro ore al giorno a vendere abbonamenti per Tim e Fastweb in due diversi call center. Due turni: 10-14 e 14-18. La carta igienica portata da casa. E se si andava in bagno l’ora non veniva conteggiata. Il mondo dei lavoratori in outbound, cioè «esternalizzati», si arricchisce di nuove frontiere di sfruttamento. Sono i centralinisti che alimentano un sottobosco di illegalità cui nessuna normativa è riuscita, in questi anni, a porre un freno.




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