A inizio anno qui da noi, si é molto parlato e scritto di Amazon che voleva introdurre il Braccialetto Elettronico wireless per velocizzare la ricerca dei prodotti stoccati nei magazzini da parte dei dipendenti sollevando critiche sul diritto alla "privacy".
Il ministro Calenda afferma categoricamente che il braccialetto - che non è in uso ma è stata brevettato - in Italia non ci sarà mai".
Nel resto del mondo le cose non stanno cosí.
In Svezia la Epicenter ha impiantato nei suoi dipendenti (con adesione volontaria) un microchip che serve, tra le altre cose, ad azionare le stampanti. «Il vantaggio più grande è la comodità», aveva spiegato il ceo Patrick Mesterton. Già nel 2013 la British Petroleum aveva dotato i lavoratori di un braccialetto che monitora la frequenza cardiaca, dentro e fuori gli uffici dell’azienda, giorno e notte: per tutelarne la salute.
Nel Wisconsin una Societá ha offerto ai suoi lavoratori la possibilità di non utilizzare piú documenti di riconoscimento, password, monete per le macchinette del caffé, chiavi per aprire porte ecc. impiantando un micro chip sottocute. Cosí settantadue impiegati di Three Square Market l’anno scorso hanno volontariamente accettato l´impianto sottopelle del «circuito integrato», grande come un chicco di riso. Una grande idea...se non fosse che nel database dell’azienda resta impresso per sempre il numero delle bevande consumate, il tempo trascorso all’interno di un certo ufficio e quello speso davanti al pc.
In Cina viene usato un Cappello che legge nella mente.
Il sogno di ogni industriale è di avere manodopera a prova di errore, che non si distrae mai e pensa solo alla produzione perfetta. La Cina del socialismo coniugato con il capitalismo statale forse ha risolto il problema, con un sistema di «lettura del cervello». Sono stati lanciati già diversi allarmi sulla sorveglianza tecnologica invasiva della sfera personale dei cittadini cinesi (e anche di quelli nel resto del mondo, come ci ha insegnato l’ex analista della Cia Edward Snowden), ma questa volta Pechino sostiene di usare la scienza «per il bene comune», per evitare lo stress mentale e i conseguenti errori sul lavoro. Come? Con un cappello che legge nella mente, nel senso che rileva le onde cerebrali.
Alla Zhongheng Electric di Hangzhou gli operai indossano caschi protettivi con dentro elettrodi che registrano le loro onde cerebrali alla catena di montaggio. Secondo l’azienda, specializzata in prodotti per le telecomunicazioni, l’analisi di questi dati serve al management per osservare i turni di lavoro e il flusso della produzione, correggendoli e aggiustando i tempi di riposo in base alle sensazioni e reazioni cerebrali della manodopera, che segnalano stanchezza, frustrazione e calo di attenzione.
La rilevazione delle onde cerebrali di Neuro Cap, il «cappello decifratore di (cattivi) pensieri» viene utilizzata anche per i ferrovieri sui treni dell’alta velocità, che in Cina sfrecciano a oltre 320 km orari di media e sono puntuali al secondo. Sensori sotto il berretto da ferroviere. Il lavoro dei capitreno è delicato. E a quelle velocità una disattenzione si paga cara.
Ma si può entrare nella mente dei cittadini-lavoratori a fin di bene? «Sicuro, se il sistema dà l’allarme intervengono i manager, che consigliano al dipendente stressato di prendersi un giorno di riposo».
A nessuno dei top manager delle aziende che stanno testando questi dispositivi viene in mente che l’algoritmo con cui si rilevano i picchi emotivi possa mettere in fila serenità e rilassamento eccessivi, fino a denunciare, magari, un eventuale lassismo. Per loro conta il risultato.
E il risultato, per la State Grid Electric Power che fornisce energia elettrica a tutta la provincia dello Zhejiang, sono due miliardi di yuan in più di fatturato da quando è partita la «sperimentazione», nel 2014.
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