martedì 3 aprile 2018

SVIZZERA: c' è sempre qualcuno più a Nord di te. MANDURIA: quando il razzismo sale sull´Altare.

Dopo 50 anni permesso negato.
Italiano, nato e cresciuto in Svizzera, esce dal Paese per due mesi. Al ritorno il permesso C non viene ripristinato: dovrà andarsene fra 10 giorni. La disavventura burocratica di un locarnese, senza pendenze giudiziarie. Il motivo del ‘no’: antichi debiti di una società ormai estinta.
Un iter kafkiano, che come un tritacarne macina la vita di un uomo facendone polpette.  Nato a Basilea a metà degli anni 60, è figlio di un italiano (pure lui nato a Basilea) e di un’italiana emigrata. Cresce, studia, vive e lavora per 50 anni tra Basilea, Zugo e il Ticino, dove giunge nel 2002. 
Nel 2016 decide di stipulare un’unione domestica registrata con una persona proveniente da un Paese africano e residente a Varese. L’amore trionfa su tutto (omnia vincit amor), affermavano gli antichi, che tuttavia non avevano a che fare con la burocrazia ticinese... In verità la procedura è irta di ostacoli (con costi stellari) e difficilmente può essere esaurita nei tre mesi di un permesso di soggiorno svizzero. I due, perciò, decidono di convolare a nozze oltre confine, a Legnano, e laggiù le autorità chiedono al 50enne un “certificato contestuale stato di famiglia/residenza”. Per ottenerlo, il protagonista della vicenda decide di spostare il domicilio per due mesi a Vicenza, rinunciando al permesso C (era il 24 luglio 2017). Passano solo due mesi prima del rientro nel Locarnese, al suo appartamento, dai suoi amici. Riprende il lavoro. Si rivolge all’Ufficio della migrazione che, con sua grande sorpresa, il 9 febbraio 2018 respinge l’istanza di ripristino del permesso di domicilio C, come pure il rilascio di quello di dimora B. 
Di più: gli viene intimato di lasciare la Svizzera al più tardi entro il prossimo 8 aprile.


Niente lavanda dei piedi: ci sono migranti.
E’ polemica dopo la notizia dal Nuovo Quotidiano di Puglia dell’annullamento del rito della lavanda dei piedi da parte di un sacerdote perché tra i fedeli partecipanti al rito ci sarebbero stati degli immigrati. E’ successo durante la messa serale del giovedì santo, nella chiesa di San Michele Arcangelo a Manduria, in provincia di Taranto: l’episodio è stato riferito da un cittadino, che ha postato sulla propia pagina Facebook la frase choc «Vergognosamente stasera il razzismo è salito sull’altare». Nulla hanno potuto i fedeli contro la decisione del parroco, che non ha voluto sentire ragioni, salvo vendicarsi poi sui social diffondendo la notizia dell’episodio: «Ci sarebbe tanto da dire ma mi limito a condividere il tuo sfogo, invito però molti a farsi un esame di coscienza» scrive un’altra signora in risposta; «Per fortuna nella Chiesa ci sono persone che combattono il razzismo, compreso il Santo Padre. Chi non segue i valori della solidarietà andrebbe, quanto meno, richiamato dalle autorità cattoliche» fa eco un altro utente; «Abbiamo raggiunto il fondo» sintetizza ancora un altro.




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