domenica 29 aprile 2018

I predatori della Terra...dei paesi poveri.


Una comunità di contadini da un anno si batte contro un accordo tra il proprio comune e una grande compagnia indiana di agro-business che assegna mille ettari di terreni coltivati alla produzione intensiva di patate. Una battaglia che la dice lunga sulle politiche di accaparramento di terre in Africa.

Hindou è coordinatrice dell’Associazione delle donne peul e dei popoli autoctoni del Ciad. Combatte i “nuovi agricoltori” - ministri, generali, persone o potenti – che prendono la terra fino a esaurirne le risorse e generando conflitti tra le comunità indigene.

Solo nel 2016 in tutto il mondo sono stati uccisi 200 difensori della terra. Non sono supereroi, ma contadini e attivisti, spesso donne, che si sono battuti, e hanno perso la vita, per evitare che i loro campi, soprattutto nei Paesi nel Sud del mondo, venissero venduti o dati in affitto a imprese, spesso multinazionali con sedi in piccoli stati che operano come piattaforme per le operazioni delle multinazionali e di società finanziarie.

«Il “land grabbing” (fenomeno dell´accaparramento della terra) si sta diffondendo grazie a governi locali che sono consenzienti con le imprese multinazionali e con un modello di agro-business che rende i contadini schiavi. Io stesso sono stato il testimone diretto del suicidio di un coltivatore di pomodoro del Burkina Faso, che si è tolto la vita, dopo aver ammazzato i suoi due figli perché non è riuscito a vendere il suo raccolto. L’altra alternativa era la fuga verso le grandi città del Sud del mondo, oppure le grandi migrazioni. Non si può far finta di niente» 


C’è un problema di coerenza nei rapporti con il Sud del mondo perché non si può dare con una mano e prendere con l’altra. Dal punto di vista dei risultati sarebbe più utile bloccare l’espansione delle imprese italiane, che sostenere economicamente i programmi di cooperazione.

Anche l’Italia è protagonista del “land grabbing”.   
Secondo l’International Land Coalition, le imprese italiane sarebbero partite alla conquista di almeno un milione di ettari in Africa (e un altro milione è stato acquistato da Benetton in Argentina). Tra le imprese coinvolte, c’è l’Eni nell’Rd Congo (180mila ettari), l’Agroils di Firenze in Marocco, Senegal, Camerun, Ghana (250mila) e il gruppo finanziario Green Waves, che ha preso il controllo di 250mila ettari coltivati a girasole per biocarburanti in Benin.








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