sabato 17 marzo 2018

Moro 40 anni di misteri, una sola certezza: noi cittadini non dobbiamo sapere!

La misteriosa moto blu

La Honda blu presente in via Fani il 16 marzo del 1978 è un rompicapo. I capi brigatisti hanno sempre negato che a bordo ci fossero due loro uomini, ma da quella moto si spararono gli unici colpi verso un "civile" presente sulla scena del rapimento, l'ingegner Alessandro Marini, uno dei testimoni più citati dalla sentenza del primo processo Moro. 

L'uomo dei Servizi 

Chi era veramente presente quella mattina in via Fani? Le Commissioni parlamentari hanno ormai confermato, tanto per riportare alcuni nomi alquanto "particolari", che quella mattina alle nove, in via Stresa, a duecento metri da via Fani, c'era un colonnello del SISMI, il colonnello Guglielmi, il quale faceva parte della VII divisione ovvero di quella divisione del Sismi che controllava Gladio e al quale fa riferimento l’ex agente 007 a bordo della Honda che ha sparato a Marini e poi scritto la lettera nel 2009. Guglielmi, che dipendeva direttamente dal generale Musumeci, esponente della P2 implicato in vari depistaggi e condannato nel processo sulla strage di Bologna, confermò che quella mattina era in via Stresa, a duecento metri dall'incrocio con via Fani, perché doveva andare a pranzo da un amico.

Il boss in via Fani? 

Sparito e poi riapparso, lo scatto che ritrae un capo della ’ndrangheta potrebbe dare un volto a uno dei colpevoli dell'eccidio.
Il mistero di una foto. Scattata in via Fani il 16 marzo 1978, poco dopo il sequestro di Aldo Moro e l’eccidio della scorta. Un’immagine scomparsa dal palazzo di giustizia di Roma. E ritrovata in copia a Perugia. Una foto che potrebbe dare un volto e un nome a uno dei colpevoli che da 40 anni restano impuniti. E riscrivere uno dei capitoli più tragici della nostra storia. Perché l’uomo della foto non è uno dei brigatisti già identificati e condannati: assomiglia terribilmente a un mafioso della ’ndrangheta. Un boss di alto rango, che scambiava favori sporchi con un militare dei servizi segreti. 


Riassumendo: in Via Fani c´e´ un affollamento inspiegabile, in parte incomprensibile agli stessi brigatisti. 
C'erano mezzi, una moto con un autista e un passeggero che scarica una raffica di mitra contro uno che non c'entra niente, mancandolo per poco. C'era un benzinaio esperto di armi da fuoco, un fotografo i cui rullini subito spariscono, ci sono tecnici della Sip controllata dalla P2, c'è un colonnello dei Servizi, Camillo Guglielmi, che è lì perché doveva «andare a pranzo da un amico» alle 9 di mattina. Ci sono macchine che ostruiscono le manovre e consentono l'agguato, veicoli che spariscono e si ritrovano poche ore dopo, in via Licino Calvo, lungo la strada di fuga dei terroristi. Ci sono un sacco di circostanze che non ci sono, non tornano, non si spiegano.

La verita´ puo´ attendere ancora, siamo in Italia del resto.




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