mercoledì 21 marzo 2018

Lacrime di coccodrillo. Tre storie esemplari: Facebook, Torturatori a capo della Polizia, Whisteblowing

Facebook
Chi avrebbe mai detto che anche l’industria digitale, che doveva guidarci per mano all’utopia della comunicazione diretta, all’Intelligenza Artificiale, alla Rete cui volevamo concedere il premio Nobel per la pace, finisse per piegarsi a interessi economici?
Sanno tutto di noi (Corriere della Sera). Facebook ha dragato illegalmente 50 milioni di profili di utenti FB, rivendendoli alla campagna elettorale di Trump.
Tutti i giornali ne scrivono oggi in prima pagina.
Gli stessi giornali che hano sottaciuto l´approvazione della legge, pubblicata il 28 novembre in Gazzetta Ufficiale, la possibilità di usare i dati personali degli italiani, senza consenso, a scopo di ricerca scientifica. I nostri dati personali, a partire probabilmente da quelli sanitari, potranno finire nelle mani delle multinazionali, a scopi di ricerca scientifica o statistici. Senza bisogno del nostro consenso e senza essere nemmeno avvisati.
https://ildiariodigigi.blogspot.it/search?q=dati+sanitari

Ai vertici della Polizia, chi torturo´.

Il sostituto procuratore della Corte di Appello, Enrico Zucca, tra i giudici del processo Diaz, ha detto che "l'11 settembre 2001 e il G8 hanno segnato una rottura nella tutela dei diritti internazionali. Lo sforzo che chiediamo a un paese dittatoriale è uno sforzo che abbiamo dimostrato di non saper far per vicende meno drammatiche. 
I nostri torturatori, o meglio chi ha coperto i torturatori, come dicono le sentenze della Corte di Strasburgo,  sono ai vertici della polizia, come possiamo chiedere all'Egitto di consegnarci i loro torturatori?".
Il riferimento polemico di Zucca riguarda, tra gli altri, anche il  ruolo assegnato a Gilberto Caldarozzi, uno dei principali condannati del processo Diaz e oggi vice direttore della Dia.

Novembre 2017

Il whistleblowing è legge. Montecitorio ha approvato la legge sul whistleblowing per tutelare chi denuncia irregolarità e corruzione, con 357 sì, 46 voti contrari e 15 astenuti. Un sì definitivo dopo anni di attesa e di perplessità.
Cosa prevede la legge
Per chi segnala reati o irregolarità nel lavoro pubblico o privato, a partire da casi di corruzione, è prevista una tutela dell'identità oltre alla garanzia di nessuna ritorsione sul lavoro e tantomeno di atti discriminatori.
In particolare, il dipendente, pubblico o privato, che segnala all'Autorità nazionale anticorruzione (Anac), o denuncia all'autorità giudiziaria condotte illecite, di cui sia venuto a conoscenza grazie al proprio rapporto di lavoro, non possa essere sanzionato, demansionato, licenziato, trasferito o sottoposto ad altra misura organizzativa che potrebbe avere effetti negativi. Inoltre non hanno nessun valore eventuali atti discriminatori o ritorsivi adottati dal datore di lavoro.

Crotone febbraio 2018
Chiedeva se il superiore avesse fatto il concorso per essere assunto nei ruoli della Pa, come prevede la legge. Davanti al giudice, dopo anni di battaglie legali anche contro la rappresaglia subita sul posto di lavoro, denunciava se stessa dicendo che “da cinque anni sono pagata dall’Inps per non far nulla”. Poi lo fa davanti alle telecamere e la risposta dell’Inps è un disciplinare, contestazione che può anche precludere al licenziamento.





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