lunedì 26 marzo 2018

Acqua: oro Blu. É ora di rivedere le concessioni di un bene pubblico essenziale per la vita!

L'acqua è il pilastro della vita. Avere un accesso facile all'acqua potabile deve essere un diritto universale, non può essere un privilegio. 
Ma le cose stanno un po´ diversamente. L’acqua,  continua spesso a essere gestita o dalla forza del potere e dalla potenza economica delle industrie.
Potere
Il controllo dell’acqua sarà sempre più causa di tensioni e conflitti: dal Medio Oriente al Sud Est asiatico, sono numerosi i focolai che presto potrebbero sfociare in vere e proprie guerre per l’oro blu.
Esempio nel Medio Oriente: nel 1967 con la Guerra dei Sei Giorni, Israele prese il controllo della Alture siriane del Golan e della Cisgiordania: questo significa possedere le riserve di acqua dolce del Mare di Galilea e del fiume Giordano. Lo stato ebraico oggi utilizza il 60% di queste risorse idriche eppure solo il 3% del bacino del Giordano si trova in territorio israeliano. 
Inoltre l´Agenzia per gli Affari Umanitari Onu, ha divulgato un rapporto sulla realtà delle fonti d’acqua dei palestinesi derubate dai coloni israeliani, partendo da uno studio commissionato all’esperto Dror Etkes.
Dal documento emerge che il sequestro di sorgenti e pozzi utilizzati da palestinesi per l’agricoltura e per uso domestico, viene condotto dai coloni israeliani con il ricorso a intimidazione e violenza.
Negli ultimi anni le sorgenti d’acqua in prossimità delle colonie israeliane nella Cisgiordania occupata sono state usurpate con regolarità dai coloni israeliani: 56 sorgenti, ubicate in gran parte nell’area C (sotto il pieno controllo di Israele) sono di proprietà privata palestinese.
Sono in molti a considerare che le guerre del nostro secolo scoppieranno a causa delle dispute per il controllo del cosiddetto oro blu, soprattutto nelle aree in cui scarseggia e l’approvvigionamento dipende da fiumi e laghi transfrontalieri.
Ismail Serageldin, ex vicepresidente della Banca Mondiale, nel 1995 avvertì: “Se le guerre del XX secolo sono state combattute per il petrolio, quelle del XXI secolo avranno come oggetto l’acqua
Industrie
L’acqua, invece, continua spesso a essere gestita come se fosse proprietà privata a vantaggio di pochi che si assicurano enormi guadagni a discapito di cittadini, dell’ambiente e delle stesse casse statali. Il settore dell’acqua in bottiglia non conosce crisi: con consumo pro-capite di 206 litri all’anno, l’Italia si piazza al secondo posto nella classifica mondiale (preceduta solo dal Messico), che si traduce in un giro d’affari stimato di circa 10 miliardi di euro l’anno per le aziende imbottigliatrici.
E mentre le aziende imbottigliatrici fatturano -secondo le stime dei rapporti di settore- circa 2,8 miliardi di euro, alle casse statali vanno solo le briciole. Le aziende infatti pagano canoni alle Regioni che raggiungono al massimo i 2 millesimi di euro al litro (un costo di 250 volte inferiore rispetto al prezzo medio di vendita dell’acqua in bottiglia) per un totale di circa 18 milioni di euro l’anno, secondo le stime di un’inchiesta di Repubblica.
“Nessuno si indigna del fatto che una risorsa pubblica così preziosa, che avrebbe bisogno di una gestione attentissima, oggi venga svenduta. 
L’aspetto più interessante riguarda però il canone per i quantitativi imbottigliati, che presentano un valore medio di 1,15 euro/metro cubo, ovvero 1 millesimo di euro al litro, che può salire nel migliore dei casi ai 2,70 euro/metro cubo applicato dalla Provincia Autonoma di Bolzano (corrispondente comunque a 2,7 millesimi di euro al litro) e che invece può ridursi fino a 0,30 euro a metro cubo come avviene in Abruzzo.
Abruzzo che fa pagare al cittadino piú del doppio di quanto chiede alle industrie (0,64 euro mc + iva 10%).

Forse é ora di rivedere queste concessioni di un bene pubblico, cosi´ importante per la nostra vita.




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